Nel giugno del 2011 l’India ha avviato un censimento, i cui risultati hanno messo in luce un fenomeno dai contorni inquietanti: l’infanticidio e l’aborto selettivo, pratiche purtroppo enormemente diffuse all’interno delle comunità più povere e di villaggi.
Secondo la rivista medica “Lacet”, negli ultimi trent’anni sono scomparse circa 12 milioni di bambine, che potrebbero essere state uccise o abortite per l’unica ragione di essere femmine.
La stessa, drammatica situazione, viene inoltre riscontrata anche nel vicino Nepal.
Questo dipende dalla condizione della donna in India e Nepal, da sempre considerata inferiore all’uomo. La Donna nepalese a lavoro nei campi. società indiana, sviluppata secondo un rigido modello patriarcale, privilegia l’erede maschio e considera le figlie femmine un grosso peso economico a causa della consistente dote che grava sui genitori quando combinano il matrimonio. Un figlio maschio, invece, può essere d’aiuto nei campi, sostenere i genitori anziani e portare avanti il nome della famiglia.
Nell’impossibilità di mantenere una figlia, molte famiglie scelgono di liberarsene con un aborto selettivo, una pratica che è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come un vero e proprio atto di violenza contro le donne. Altre famiglie arrivano addirittura a praticare l’infanticidio. Dalla nascita al primo anno di età le bambine vengono annegate, avvelenate, sepolte vive o fatte ammalare di proposito.
Tutto questo sta portando a preoccupanti squilibri demografici: rispetto a 20 anni fa,  oggi vi sono in media 48 bambine in meno ogni 1000 maschi, bambine la cui unica “colpa” è quella di appartenere al sesso “sbagliato”.
La scolarizzazione e il miglioramento delle condizioni della donna sono assolutamente indispensabili per poter cambiare questa situazione.
In occasione della Festa della Donna, raccoglieremo fondi per il progetto Nepal, che è volto a favorire lo sviluppo e la promozione della donna attraverso attività che facilitano la sua emancipazione.
Il progetto si articola in tre diverse azioni intraprese in alcuni villaggi del distretto del Sunsari (Nepal dell’Est):

  1. Nel villaggio di Bharawal sono stati organizzati dei corsi di tessitura gratuiti rivolti a donne che vivono in condizione di povertà estrema. Le donne hanno in questo modo la possibilità di imparare un mestiere che possa garantire un’entrata fissa alla loro famiglia. Esse possono inoltre insegnare a loro volta l’utilizzo del telaio ad altre donne che vivono nel loro villaggio, migliorando le condizioni di vita delle altre famiglie.
  2. Nei villaggi di Tapu e Mushar, vicino alla città di Biratnagar, sono state avviate delle attività di microcredito per incoraggiare le piccole iniziative imprenditoriali delle donne. Anche le persone più povere possono in questo modo intraprendere un’attività lavorativa autonoma e provvedere al proprio sostentamento.
  3. In collaborazione con la Caritas Nepal è in corso un progetto a sostegno degli agricoltori e braccianti agricoli del Comitato di Sviluppo del Bharawal. Il progetto è rivolto a tutta la popolazione, ma il 70% dei beneficiari sono donne. Gli agricoltori del villaggio vivono una situazione di profonda insicurezza alimentare, dovuta alla scarsa disponibilità di terra, alla mancanza di accesso ai canali diIncontro donne/caritas irrigazione e alle scarse conoscenze su come ottimizzare e intensificare la produzione agricola. Vengono pertanto organizzati dei corsi di formazione in tecniche di agricoltura e allevamento per imparare a migliorare la propria produzione e, di conseguenza, aumentare il reddito familiare. Sono state inoltre introdotte delle nuove coltivazioni, in modo da diversificare la produzione e rendere l’alimentazione delle famiglie più varia e completa.

Il progetto agricolo in Nepal è iniziato nel 2010 e costituisce un’importantissima opportunità per  risollevare la condizione della donna, restituendole quella dignità che viene troppo spesso calpestata.