Indrà ora vive in una delle Case Famiglia che ospitano diversi bimbi soli.
Abbiamo pensato di estendere l’appello per tutti i bimbi ospiti affinché possano essere seguiti.

Qualche volta si può essere mamme anche senza avere generato…Questa è la nostra esperienza di religiose: dovunque siamo raccogliamo intorno a noi “figli”, piccoli o grandi che siano, a cui impariamo a voler bene come vere mamme.
Indrà è uno di questi. Per lui abbiamo sempre avuto una particolare affezione perché orfano e sempre ammalato.
Lo abbiamo incontrato quando aveva tre anni, per caso, per strada, con la nonna: era magrissimo, col pancione gonfio. La nonna ci ha spiegato che la mamma era morta sei mesi prima, il papà aveva abbandonato la famiglia quando Indrà era ancora nella pancia della mamma e questo bimbo, insieme al fratello, due anni maggiore di lui, erano rimasti soli. La nonna era anziana e a fatica riusciva a prendersi cura dei bambini. Indrà era in condizioni disperate.
Lo abbiamo portato in ospedale dove sono stati fatti tutti gli accertamenti, compreso l’esame dell’AIDS ma la diagnosi finale è stata soltanto “malnutrizione”.
È rimasto in un centro dell’ospedale per denutriti un mese, insieme alla nonna, ha recuperato peso ed è tornato a casa. Da allora è diventato il “nostro bimbo”.
Spesso e volentieri trascorreva le giornate a casa nostra, mangiava da noi, in modo da poter ricevere tutto il necessario per il suo corpicino debole debole. Ma non è mai stato veramente in salute. Spesso aveva febbre alta, tosse, piaghe. Pensiamo di averlo fatto visitare da tutti i pediatri della zona, ma nessuno di loro se lo è mai preso in carico veramente.
Quando è arrivato il momento di mandarlo a scuola, abbiamo deciso, insieme ai fratelli Marianisti che conducono la scuola di Bharawal, e con l’approvazione della Fondazione Fratelli Dimenticati, di aprire una casa famiglia in cui sia Indrà, sia suo fratello, sia altri bimbi orfani o con un solo genitore, potessero trovare le cure necessarie per la loro crescita.
Indrà è rimasto nella casa famiglia, vicino alla nonna, alla quale è sempre stato legatissimo, fino a due anni fa quando, improvvisamente, ha deciso di tornare dalla nonna e rimanere con lei. Sono stati due anni difficili perché Indrà deperiva a vista d’occhio, era sempre ammalato e pieno di piaghe ma non ne voleva sapere di lasciare la nonna sola.
L’anno scorso, subito dopo Natale, la nonna, da tempo ammalata, è morta e Indrà si è convinto a riunirsi a suo fratello ed ora vive ancora nella casa famiglia. Ha appena compiuto dieci anni. È un bambino intelligente e sveglio. Alla fine del secondo trimestre è risultato il terzo della sua classe, anche se, prima che la nonna morisse, è stato bocciato.
Due settimane fa ha avuto due o tre episodi di emottisi dalla bocca. Ci siamo spaventate, abbiamo pensato subito alla TBC e siamo corse in ospedale, sperando di trovare un medico serio. Così è stato: la dottoressa che lo ha visitato ha voluto approfondire e capire il perché di tanta debolezza.
Fatti tutti gli accertamenti, il risultato ci ha sconvolte: Indrà, il nostro piccolo Indrà, è sieropositivo, probabilmente dalla nascita, anche se l’esame che aveva fatto quando aveva tre anni era risultato negativo.
Temevamo che anche la famiglia che lo accoglie si tirasse indietro per paura e già pensavamo come fare in questo caso. Ma la mamma ci ha edificate dicendoci: “È un nostro figlio, come possiamo rifiutarlo?
Noi non abbiamo paura, prenderemo le giuste precauzioni ma continueremo a prenderci cura di lui. Dio vede e ci darà una mano.” (ricordiamoci che i nostri amici non sono cristiani!)
Ora stiamo correndo avanti e indietro a Dharan, in ospedale, per tutti gli accertamenti. Ancora non si è sicuri al 100% che non abbia anche la TBC. Lo sapremo solo tra qualche giorno.
Indrà è consapevole di avere una malattia seria ma è sereno e fiducioso perché il medico gli ha assicurato che potrà anche giocare a pallone.

Carissimi,volevamo condividere con voi questa pena e chiedervi di pregare per Indrà e per tutti i bambini innocenti che, come lui, pagano le colpe degli adulti. Ognuno di noi rinnovi la propria responsabilità verso gli altri, che siano piccoli o grandi, sani o malati, vicini o lontani.
Sor Lella

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